Movimenti ripetitivi sul lavoro: cosa sono, rischi e strategie di prevenzione
24 Nov 2025
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Tutto ciò che si esprime attraverso il movimento corporeo è gestito dall’apparato locomotore, che è costituito da scheletro, muscoli e sistema nervoso; quest’ultimo comanda i muscoli a contrarsi che, a loro volta, comandano lo scheletro a muoversi. I muscoli hanno una particolarità che li contraddistingue: se non allenata, la loro elasticità tende a ridursi nel corso degli anni e la ridotta elasticità muscolare comporta oltre che movimenti meno fluidi, anche la potenziale insorgenza di dolori articolari.
Nel mondo del lavoro, molti di noi sono coinvolti quotidianamente in attività che richiedono ripetizioni frequenti di movimenti simili: digitare alla tastiera, usare strumenti manuali, sollevare oggetti, movimentare carichi manualmente o svolgere operazioni di assemblaggio. Questi movimenti ripetitivi sono spesso sottovalutati, ma possono avere effetti significativi sulla salute muscolo-scheletrica dei lavoratori quali dita a scatto, tunnel carpale, epicondiliti, periartriti, cervicalgia, lombalgia, dolori alle anche e alle ginocchia, ecc…
È rinomato come i dolori muscolo articolari rappresentino una delle principali cause di assenteismo sul posto di lavoro stimate dall’INAIL con una percentuale di denunce pari a quasi il 70% sul totale. Dati INAIL alla mano, emersi dal periodo preso in esame tra il 2005 e il 2009, si evince che il trend dei disturbi muscolo-articolari (DSM) è in netta crescita: nel 2005 le denunce ammontano a 7.926; nel 2006 sono state 9.198; nel 2007, 10.427; nel 2008, 12.094; e nel 2009, 16.593.
Le conseguenze dei DSM sono pesantissime da un punto di vista sociale ed economico a partire dal lavoratore stesso che vive una sofferenza e una riduzione di reddito; per i datori di lavoro, perché riducono l’efficienza aziendale e per il Paese perché in incidono sulla spesa sanitaria e previdenziale.
Già negli anni Ottanta del Novecento, Alf Nachemson, ortopedico svedese considerato il pioniere negli studi della biomeccanica della colonna vertebrale, dedicò buona parte dei suoi studi al mal di schiena nel lavoratore. Egli fece una ricerca che mise in risalto come a quell’epoca l’82% degli intervistati in Europa stesse soffrendo nel momento dell’intervista o avesse sofferto almeno una volta nella vita di mal di schiena nel tratto lombare, che fa parte della famiglia dei DMS.
Oggigiorno, come riportano i dati INAIL e come confermano i dati condivisi dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), le percentuali di sofferenti sono in rialzo rispetto al passato.
Cosa sono specificamente i movimenti ripetitivi e perché sono un problema?
Si tratta di azioni eseguite più volte nello stesso modo, in modo continuo o sequenziale, per un periodo prolungato. La ripetitività coinvolge il sistema muscolo scheletrico attraverso flessioni, estensioni, rotazioni, torsioni, sollevamento e la pressione esercitata su uno stesso punto esercitate dagli arti superiori, da quelli inferiori e dalla colonna vertebrale tutta.
L’esecuzione ripetuta di uno stesso movimento può causare l’affaticamento muscolare, irritare le strutture tendinee e nervose, contribuire allo sviluppo di patologie come le Sindromi da Overuse (ad esempio il tunnel carpale o le tendiniti) e generare stress mentale derivato dalla monotonia vissuta dal lavoratore dovuta alla mancanza di varietà tipica dei movimenti ripetitivi. La scienza ha dimostrato che il rischio di problemi muscolo-scheletrici aumenta con la durata, la frequenza e l’intensità di questi movimenti ripetitivi. Due sono i potenziali effetti dovuti ai movimenti ripetitivi:
- riduzione di produttività per via dal calo della concentrazione ed efficienza dei lavoratori che sono più soggetti all’errore che rende più bassa la qualità del lavoro svolto, oltre che dover rifare quanto fatto;
- alto tasso del turn over dovuto alla scarsa motivazione del lavoratore a rimanere in azienda, il che comporta un aumento dei costi per formare nuovo personale.
Quali sono le criticità più comuni?

Dolore e infiammazione: tendiniti, tenosinoviti
Le tendiniti e le tenosinoviti sono tra le patologie muscolo-scheletriche più diffuse e rappresentano un’importante causa di dolore e disabilità. La tendinite è un’infiammazione o degenerazione della parte tendinea del muscolo, ovvero la porzione più fibrosa del muscolo che prende attacco sull’osso per poter esercitare l’azione del movimento, spesso causata da sovraccarico o uso ripetitivo. La tenosinovite coinvolge l’infiammazione della guaina sinoviale che riveste il tendine che comportano dolore e gonfiore capaci di limitare il movimento articolare.
Dati scientifici emersi da uno studio pubblicato su “The Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy” nel 2019, evidenziano che le tendiniti rappresentano circa il 30% delle patologie muscolo-scheletriche, con particolare incidenza nel settore lavorativo che richiede movimenti ripetitivi.
Riduzione della capacità di lavoro: affaticamento, perdita di efficienza
L’affaticamento muscolare e la diminuzione dell’efficienza fisica sono conseguenze frequenti di condizioni infiammatorie e di sovraccarico. La riduzione delle capacità motorie può portare a una diminuzione della produttività e a un aumento degli errori e quindi esporre a potenziali infortuni.
Dati scientifici emersi da uno studio pubblicato su “Ergonomics” nel 2014, riportano che l’esposizione prolungata a compiti ripetitivi e posture scorrette può ridurre del 20-30% la capacità di lavoro, con un aumento del rischio di lesioni muscolo-scheletriche.
Incapacità temporanea o permanente
In casi gravi, le lesioni infiammatorie o degenerative possono portare a un’incapacità temporanea o permanente, influenzando la capacità lavorativa e la qualità di vita. La cronicizzazione di tendiniti può portare a rotture tendinee e danni irreversibili.
Dati scientifici emersi da uno studio pubblicato su “The American Journal of Sports Medicine” nel 2016, indicano che le tendiniti non trattate o trattate in modo inefficace hanno un rischio del 15-20% di cronicizzazione, con conseguente perdita di funzionalità e necessità di interventi chirurgici. La riabilitazione può ridurre questo rischio, ma in presenza di danni irreversibili, l’incapacità può essere definitiva.
Impatto psicofisico: stress, frustrazione, insoddisfazione
Le patologie muscolo-scheletriche non causano solo problemi fisici, ma anche effetti psicologici significativi. La sofferenza cronica può aumentare i livelli di stress e depressione, influenzando negativamente il benessere complessivo.
Dai dati scientifici dello studio “Pain” del 2017 si evidenzia che il dolore cronico correlato a tendiniti e altre patologie muscolo-scheletriche è associato a un aumento del rischio di depressione, con tassi di depressione fino al 30% in soggetti affetti. Inoltre, lo stress cronico può aumentare la produzione di cortisolo, che a sua volta favorisce infiammazione e peggioramento dei sintomi (McEwen, 2006).
Strategie di prevenzione e trattamento dei DMS

Secondo l’INAIL i DMS non sono un rischio inevitabile e a tal proposito invita i datori di lavoro e i lavoratori stessi a fare squadra per ridurre al minimo le criticità legate ai movimenti ripetitivi facendo leva sulla campagna promossa nel 2007 dall’Agenzia Europea per la salute e la sicurezza sul lavoro nominata “Alleggerisci il carico” che promuove un approccio integrato articolato su tre punti:
- Collaborazione tra datori di lavoro, lavoratori, parti sociali e istituzioni per risolvere la problematica dei DSM.
- Che gli interventi programmati a tal scopo tengano conto dell’intero carico esercitato sul corpo, ovvero tutte le forme di tensione a cui è sottoposto il corpo oltre che i carichi trasportati, quindi: ritmo del lavoro, ambienti freddi, difficoltà di interazione con macchine o strumenti di lavoro, ecc…
- Se i processi lavorativi lo consentono, che il datore di lavori si impegni a reinserire quei lavoratori affetti da DSM in mansioni più adeguate.
Da oltre dieci anni Eukinetica si spende nel mondo del lavoro per contribuire ad “alleggerire il carico” guidata dal motto “Star bene lavorando” per contribuire a creare luoghi di lavoro più sani e sicuri.
Lo facciamo responsabilizzando le aziende a migliorare gli ambienti di lavoro attraverso l’implementazione della strumentazione e delle conoscenze necessarie a favorire una maggiore sicurezza e salute del lavoratore.
E lo facciamo educando il lavoratore a fare buon uso dele strumentazioni e conoscenze ricevute per svolgere i principi di igiene muscolo articolare quotidiana di cui ognuno si deve prendere personale responsabilità. In gergo definiamo questa azione come una sorta di “manutenzione ordinaria” volta alla prevenzione o al trattamento di patologie per evitare che peggiorino progressivamente o che possano migliorare attraverso le micro-ginnastiche che proponiamo in occasione dei corsi “Postura e movimento”, “Movimenti ripetitivi” e “Movimentazione manuale dei carichi”.
Le micro-ginnastiche che abbiamo codificato sono state sperimentate da una commissione che le hanno premiate con la menzione “Efficacia” nel 2017 all’interno del premio Adriano Olivetti. Le loro caratteristiche principali sono:
- Semplici da eseguire
- Inclusive e alla porata di tutti
- Praticabili anche sul lavoro
- Breve durata (le micro-ginnastiche attive hanno una durata massima di un minuto e mezzo)
- Efficaci nell’immediato (efficacia percepibile grazie a test che vengono somministrati prima e dopo le micro-ginnastiche che danno evidenza di un cambiamento).
Stare bene sul lavoro si può e l’impegno deve coinvolgere tutti i livelli dell’azienda per poter portare risultati concreti.
Articolo a cura di Giovanni Castellani, Training Manager e Partner di Eukinetica.

