Considerare il modo di mangiare come un fattore che determina la qualità del nostro respiro è un argomento sconosciuto ai più, quasi mai toccato dagli specialisti. Tuttavia, come vedremo in questo articolo, la relazione tra cibo e respirazione è di grande importanza.
Ti sei mai chiesto perché le persone in sovrappeso e ancor di più gli obesi fanno fatica a respirare? Sai che il fattore cibo può condizionare anche la respirazione in persone cosiddette normopeso o addirittura sottopeso? Partiamo con qualche considerazione anatomica.
Il muscolo diaframma
Innanzitutto sappiamo che per poter respirare è necessaria la forza del muscolo diaframma e, in misura minore, di altri distretti muscolari riconducibili all’area toracica. Il diaframma ha un movimento costante: quando si contrae si abbassa e ci permette di incamerare aria (e quindi ossigeno) nelle vie aeree fino ai polmoni; quando si rilassa sale verso l’alto permettendoci di espellere anidride carbonica e altri gas di scarto.[note] Durante l’inspirazione, un essere umano immette nei polmoni circa il 78% di azoto e il 21% di ossigeno. Nell’espirazione si osserva una miscela di composti simili all’aria inalata: il quantitativo di azoto rimane stabile, l’ossigeno “avanzato” ammonta al 16%, mentre le “novità” sono lo 0,09% di argon e il 4% di anidride carbonica. Alcuni scienziati suggeriscono che l’aria espirata contiene ben 3.500 composti, la maggior parte dei quali in quantità microscopiche. Per approfondimenti: https://gupea.ub.gu.se/bitstream/2077/24996/1/gupea_2077_24996_1.pdf [/note] Il tutto avviene in un gioco di pressioni e depressioni all’interno della gabbia toracica.
Respirare dal punto di vista meccanico
Perché il muscolo diaframma si muova bene, c’è bisogno che tutto quello che gli sta intorno non gli si opponga. È chiaro che pancia gonfia, eccesso di grasso, intestini e stomaco compressi costituiscono alcuni tra i più formidabili ostacoli meccanici ad una corretta respirazione. Il corpo deve quindi trovare altre vie per fare il pieno di aria: respirare più spesso (affanno) e sollecitare i sistemi compensatori muscolari (muscoli toracici o “respirazione alta”) sono tra le più comuni.
Sebbene anche questa conclusione abbia a che fare con l’alimentazione (ovvero: stare attenti alla quantità di grasso tra i visceri!), ce n’è un’altra che riteniamo più interessante e feconda di importanti considerazioni.
Ossigeno, ossigeno!!
La respirazione non termina nei polmoni, ma prosegue nel sangue fino ai tessuti. Il protagonista indiscusso di tutto il processo è l’ossigeno. Questo elemento, sotto forma di gas, al suo arrivo nelle cellule è il garante della produzione di energia della cellula stessa. Moltiplicato per miliardi di cellule, otteniamo il prodotto finale: la vita.
Non è scontato che l’ossigeno possa assolvere a questa fondamentale funzione sempre allo stesso modo in tutti gli individui perché, per poter compiere il suo tragitto, deve superare tutti gli ostacoli che gli si pongono davanti. Il primo di questi ostacoli è costituito dagli alveoli polmonari: se gli alveoli sono “sporchi” (a causa di fumo o inquinamento ambientale) una buona parte dell’ossigeno inspirato non riuscirà a passare oltre.
Un’altra condizione biologica che può far peggiorare l’efficienza respiratoria è la capacità di trasporto dell’emoglobina, ovvero la proteina che ha il compito di trasportare l’ossigeno da zone ad alta concentrazione (ad es. i polmoni) ad altre nelle quali è più richiesto (muscoli, organi). Tra i fattori che incidono negativamente sulla qualità dell’emoglobina ci sono la carenza di ferro e l’acidificazione dei tessuti (o effetto Bohr). Prendiamo in esame quest’ultima.
Più acido = meno ossigeno = più affanno
Quando aumenta il livello di acidità nell’organismo aumentano anche gli ioni idrogeno nei tessuti e nel sangue i quali, legandosi all’emoglobina, riducono anche la capacità di quest’ultima di legarsi e trasportare l’ossigeno.
Mangiando cibi che favoriscono un’elevata produzione di scorie acide – come le carni e le uova – soprattutto se non ben equilibrati e in misura minore rispetto a cibi ricchi di minerali ad effetto alcalinizzante come le verdure, si corre il rischio di andare incontro agli effetti depotenzianti dell’acidità sia sulla respirazione che sul metabolismo in genere.
L’affanno è quindi la risposta del corpo per ristabilire una maggior ossigenazione del sangue e dei tessuti in quanto, per sua natura, il ph ideale per la corretta funzionalità dell’emoglobina è di leggera alcalinità.
Riassumiamo
Mangiare bene quindi, garantisce un migliore potenziale respiratorio per due motivi principali:
- Meccanici: mangiando in modo corretto, teniamo sotto controllo lo strato adiposo tra i visceri e possiamo così ridurre gonfiori a stomaco e intestini che impediscono il corretto movimento del diaframma
- Biochimici: mangiando in modo corretto, riduciamo la quantità di scorie acide in circolazione nel nostro corpo e questo permette di mantenere un’elevata funzionalità dell’emoglobina, che è così in grado di lavorare al suo meglio per distribuire ossigeno nei tessuti e nelle cellule.
Sentirsi stanchi, spossati e sempre in affanno è molte volte sintomo di una o più scorrette abitudini alimentari. Mangiare bene aiuta a respirare meglio; respirare meglio aiuta a vivere meglio e con più energia.
Passaparola!
Luca Mongiardini
Training & Coaching Eukinetica
luca.mongiardini@eukinetica.it