Il lavoro ibrido casa-ufficio

31 Gen 2022

Tempo di lettura: 7 minuti

Il lavoro ibrido casa-ufficio

Negli ultimi due anni il lavoro impiegatizio ha subito una profonda trasformazione che inizialmente ha generato delle difficoltà di adattamento e che tuttora vive in chi era fortemente abituato a svolgere il proprio lavoro in ufficio.   

Per molti lavorare da casa significa tuttora essere permanentemente preda delle tentazioni tipiche dell’ambiente domestico: frigorifero, divano, TV.

In questi casi è la mente associativa che gioca brutti scherzi, poiché mediamente la casa è proprio intesa come luogo per mangiare, riposare e svagarsi, dato che la maggior parte del tempo speso all’interno delle quattro mura è proprio in questa direzione.

Si sa che spesso nel problema è insita la soluzione, per cui applicando il principio della flessibilità si può cambiare punto di vista e capire che da potenziale “trappola” il lavoro da casa può diventare una splendida opportunità per vivere il “dovere” secondo una nuova modalità: coniugare il dovere con il piacere di prendersi cura di sé stessi. Cosa che difficilmente in ufficio si può praticare.

Leggendo questo articolo imparerai:

Cos’è la mente e come funziona

La mente, usando una metafora lavorativa, è paragonabile a una segretaria, infatti, se non ci fosse la mente ogni mattina non sapremmo cosa fare, da come provvedere alla propria cura (lavarsi, mangiare, ecc…), alla strada da percorrere per recarsi al lavoro, a come svolgere il proprio lavoro e tanto altro.

Attraverso i cinque sensi la mente umana registra input dall’ambiente circostante generando delle memorie/ricordi che ci permettono, una volta imparate le cose a memoria, di svolgere ciò che facciamo in automatico. Immagino che sia capitato anche a te di guidare l’auto per recarti da qualche parte e, una volta raggiunta la destinazione, di sorprenderti di come sia potuto accadere dato che pensavi ad altro mentre guidavi, giusto?

In un certo qual modo possiamo dire che la mente silenziosamente ci suggerisce cosa dobbiamo fare per fare ciò che siamo intenti a fare.

E qui si possono aprire diversi scenari che differenziano una vita spesa passivamente da una vissuta attivamente. Ma andiamo per gradi.

Mente cronologica e mente associativa

Fin qui abbiamo visto che la mente umana registra attraverso i cinque sensi tutti gli input che ci arrivano dando origine ai ricordi; l’accesso a tali ricordi si suddivide secondo due modalità, cronologica e associativa.

La memoria cronologica è passiva, ovvero necessita di uno stimolo per manifestarsi, quindi il ricordo si genera a seguito di una richiesta.

Se ti chiedessi ora di raccontarmi che cosa hai mangiato a colazione, o di raccontarmi il giorno della tua maturità, probabilmente ti metteresti lì a far affiorare il ricordo più o meno nitido e dettagliato a seconda di quanto è recente.

Proprio come una segretaria che attende l’ordine del capo per agire, o come un computer quando ricerchi un file immettendo nel campo di ricerca i dati che servono per trovarlo.

Il dato è sempre presente, ma diventa disponibile solo alla richiesta.

Invece la memoria associativa è attiva 24 ore su 24 e rende disponibili i dati nel momento in cui un’esperienza che stiamo vivendo nel presente ha delle somiglianze con qualcosa di già contenuto nell’archivio mentale.

Ecco allora che se camminando per strada percepisci il profumo di sugo simile a quello che faceva la nonna quando eri piccolo, probabilmente il ricordo genererà una risposta emozionale piacevole o spiacevole, a seconda se il sugo ti piaceva o meno, o se quando andavi dalla nonna stavi bene o meno.

In questo caso la risposta affiora inconsapevolmente e, se non sei presente a te stesso, le sorti della giornata possono prendere strade diverse; cosa intendo con “essere presente”?

Se mi accorgo che la risposta mentale è frutto di un ricordo posso viverlo senza conseguenze particolari se il ricordo è piacevole, oppure cambiare umore in peggio se il ricordo non è dei migliori. Ti è mai capitato di cambiare umore repentinamente in modo inspiegabile? Magari ascoltando la canzone che ti lega a momenti piacevoli o spiacevoli?

Per farti capire meglio ti racconto una cosa che mi è accaduta all’età di 6 anni. Mentre giocavo a nascondino, mi hanno chiuso una porta a vetri in faccia per non farmi fare “tana libera tutti”; io, per ripararmi dall’impatto, ho messo istintivamente la mano avanti e ho sfondato il vetro.

Risultato, mi sono trovato in un lago di sangue e la mente ha iniziato a registrare ogni input attraverso i cinque sensi accoppiato a un’emozione di dolore, tra cui il suono dell’ambulanza che veniva a soccorrermi.

Di lì in avanti, per circa trent’anni, ho convissuto con il disagio collegato al suono delle ambulanze che passavano per strada, fino quasi a svenire, perché in quella circostanza avevo quasi perso di sensi. Capisci cosa intendo? La mente sentendo il suono di un’ambulanza mi ricordava ogni volta il passato facendomi rivivere il disagio inconsapevolmente.

Come fare per non subire tutto ciò?

Disciplinare la mente e darle nuovi valori 

Hai ormai capito che la mente è un servomeccanismo che processa attraverso i contenuti in essa memorizzati, offre soluzioni preconfezionate ed è refrattaria al cambiamento per via della propria natura abitudinaria.

La mente sguazza nelle abitudini e, nel momento in cui ci apprestiamo a imparare qualcosa di nuovo, può mettere in atto forti proteste se non siamo sufficientemente motivati ad accogliere la novità.

Per non cadere nella sua trappola è importante intanto accorgerci di quanto sta accadendo e poi decidere consapevolmente di sovrascrivere le vecchie memorie, convinzioni e credenze.

Per esempio, se la casa è associata esclusivamente a momenti dedicati al mangiare, svagarsi e riposare, è molto facile che dovendo lavorare forzatamente da casa io possa incontrare forti resistenze, proprio perché per la mente in casa si fa solo quello.

Quindi ogni volta che mi troverò a dover lavorare da casa sarò fortemente distratto dal frigorifero, dalla TV o dal divano.

Se mi accorgo di questa “messa in scena” posso intervenire facendo una precisa richiesta alla mente di riportare nell’archivio dei ricordi quel tipo di soluzione e permettere di installare nuove abitudini. In fondo chi comanda, il capo o la segretaria?

Di seguito troverai un decalogo di attività utili a sovrascrivere nuove abitudini funzionali a soppiantare quelle vecchie disfunzionali.

Oltre a sembrare un po’ strano, ciò potrà richiedere inizialmente molto impegno ma, ti garantisco, che una volta vinte le prime difficoltà, poi tutto funzionerà al meglio. Il tutto sta nel decidere coscienziosamente di modificare comportamenti disfunzionali.

La casa come luogo protetto per lavorare e vivere meglio

Sempre che a casa non ci sia una situazione di affollamento, il poter lavorare tra le quattro mura può diventare veramente una splendida opportunità per rendere meglio e avere poi il tempo da dedicare a sé stessi.

È vero o no che il lavoro spesso è l’alibi più gettonato per giustificare il fatto che non si riesca a prendersi cura di sé?

Personalmente credo che, una volta libero dalle distrazioni, a casa si possa essere totalmente focalizzati su ciò che c’è da fare e questo permette di svolgere i propri compiti in tempi più brevi.

Inoltre, in casa viene a meno quel contorno di formalità; salvo momenti dedicati a riunioni online, si può vestire in modo più comodo e magari rimanere scalzi per la gioia dei piedi. Ci si può stiracchiare e sbadigliare ogni volta che se ne sente il bisogno senza correre il rischio di infrangere la regola del Galateo che ci suggerisce di non stirarsi in pubblico perché segno di maleducazione.

Decalogo per godere del lavoro da casa

  • Tieni sempre a portata di mano una bottiglia d’acqua da un litro e della frutta per assicurarti la corretta idratazione. Infatti, uno stato di disidratazione comporta notevoli cali di attenzione, irritabilità e ridotta propensione al problem solving. Nel caso in cui bevessi poco perché rischi di fare tanta “plin plin”, ricorda che a casa nessuno ti controlla quante volte vai in bagno.
  • Fai sessioni di lavoro continuato non superiori ai 30 minuti per evitare tensioni psicofisiche non salutari; bastano tre minuti di pausa dove ti alzi e ti stiracchi, sgranchisci le gambe e, magari, guarda fuori dalla finestra per dare tregua agli occhi che non sono fatti per stare a lungo con lo sguardo fisso al monitor. Questa tendenza porta a soffrire potenzialmente di mal di testa e bruciore agli occhi.
  • Nei minuti di tregua dal lavoro prova a praticare il palming, anche solo per un minuto, che permette alla muscolatura degli occhi di rilassarsi a dovere e ridurre al minimo le insidie del monitor.
  • Se usi molto il mouse e la tastiera dedica tempo, anche solo un minuto per parte, all’esercizio braccio lungo il fianco che ti aiuterà a sciogliere le tensioni degli arti superiori, collo e spalle
  • Procurati delle palline di gommapiuma e usale per mantenere sciolta la muscolatura degli arti inferiori e della schiena schiena mentre fai la tua sessione di mezz’ora (mi raccomando) da seduto, come indicato nella videopillola

  • Procurati dei separadita (proprio quelli che si usano per mettere lo smalto sulle unghie) per tenerli ai piedi, come indicato in figura, mentre lavori; indossandoli potrai beneficiare della loro azione massaggiante e migliorare il ritorno venoso condizionato dallo stare seduti a lungo. Provare per credere! 
  • Una delle pause che prenderai dedicala a questo semplice esercizio capace di scaricare le tensioni lombari e cervicali che si somatizzano stando seduti al computer; anche in questo caso bastano pochi minuti.
  • Pianifica al meglio la pausa pranzo ed evita di consumare la pietanza davanti al computer mentre lavori per guadagnare tempo; c’è un tempo per lavorare e un per mangiare.
  • Parte del tempo pianificato per la pausa pranzo dedicalo anche a una passeggiata digestiva e riflessiva; conosci i segreti della meditazione dinamica? Quando non trovi soluzioni o risposte, camminare favorisce il fluire del pensiero e aiuta a trovare ciò che cerchi.
  • Terminata la giornata lavorativa dedica del tempo a massaggiare il diaframma, muscolo della respirazione, che tende a somatizzare ogni tensione emotiva. Farlo prima di andare a dormire ti aiuterà a godere del migliore riposo e a mantenere sciolta tutta la muscolatura del corpo dato che il diaframma è l’anello di congiunzione di tutte le catene muscolari.

Insomma, come vedi con un po’ di organizzazione il lavoro da casa può diventare un ottimo momento per “Star bene lavorando”, come insegniamo noi di Eukinetica durante i nostri corsi di formazione.

Ciò che risulterà determinante è il la triade A.I.C., ovvero autodisciplina, impegno e costanza nel fare; alcuni studi riportano che per installare nuove abitudini al posto di altre che riteniamo non più in linea con i nostri valori, sia necessario un tempo di applicazione costante che va da un minimo di 21 a un massimo di 60 giorni.

La costanza è il fattore più determinante per evitare che le vecchie abitudini riprendano il comando delle operazioni, quindi mi raccomando tieni duro soprattutto quando la tua “vocina interna” ti suggerisce di fare tappa al frigorifero, o al divano per distrarti guardando un po’ di TV.

Al termine di questo periodo di autodisciplina il tuo livello di benessere psicofisico sarà diverso e lavorare da casa sarà solo un piacere!

Scritto da Eukinetica Staff


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