Sei in un Minivan blu decappottabile e stai viaggiando tranquillamente, cantando la tua canzone preferita. Segui il navigatore che ti deve portare a destinazione.
Sei distante solo qualche metro, poi il navigatore ricalcola e ti porta a qualche chilometro, poi ricalcola e ti porta a centinaia di chilometri, poi ricalcola e sei dall’altra parte del Pianeta.
Ogni giorno i nostri cellulari, i social media e l’utilizzo che ne facciamo ci conducono alla deriva e in luoghi remoti della nostra terra. Ci conducono a centinaia di migliaia di chilometri da dove volevamo andare.
Il viaggio forse è stato anche bello, però probabilmente abbiamo perso qualche ora del nostro tempo, focalizzàti su cose di poco valore o che non abbiamo scelto di vedere.
Questa è l’immagine che ho avuto dopo aver letto, sottolineato e stropicciato le pagine del libro “L’attenzione rubata. Perché facciamo fatica a concentrarci” di Johann Hari.
Viviamo in un’epoca in cui le distrazioni digitali sono onnipresenti, e la nostra attenzione è costantemente sollecitata da notifiche, messaggi e aggiornamenti. Questo, combinato con altri fattori come la mancanza di sonno, l’inquinamento e una cattiva alimentazione, può portare a una perdita di focus e attenzione.
Come possiamo navigare in questo mare di distrazioni e ritrovare la nostra rotta?
La cosa affascinante di questo libro è che non ti vuole insegnare formule magiche o soluzioni usa e getta, ma farti assorbire e confrontare con dati, informazioni, ricerche per sollecitarti alla riflessione e all’attenzione di un problema mondiale.
Nel libro Johann Hari si è confrontato con persone che hanno lavorato nei grossi brand della tecnologia e tutti ripetono questo mantra: la crescente incapacità di concentrarci non è dovuta ad una nostra mancanza di autodisciplina, ma è il risultato di un piano deliberato per manipolare il comportamento umano.
La maggior parte delle piattaforme sono progettate in modo elaborato proprio per distrarci. Dobbiamo ricordarci che il nostro tempo è denaro per le piattaforme e che, se non paghiamo per il prodotto, il prodotto siamo noi.
Dopo aver letto questa frase ho tirato il freno a mano, spento il navigatore, ti ho guardato negli occhi e ho detto: che canzone vogliamo cantare insieme?
Lasciamo la nostra mente e il nostro corpo viaggiare liberamente, per far emergere delle nuove domande e delle nuove direzioni scelte da noi, senza bisogno di algoritmi.
Dimenticavo: nel libro c’è una parte molto interessante, sul perché il nostro cervello ama leggere le notizie sulla carta e che effetto ci fanno i libri sulle nostre emozioni, però non voglio spoilerare troppo.
Nel frattempo, mentre cantavamo sul nostro Minivan, ho pensato a queste domande:
- Hai un obiettivo chiaro per la giornata o stai navigando senza una meta precisa?
- Quanto tempo dedichi alle distrazioni digitali?
- Qual è l’impatto della mancanza di sonno sulla tua concentrazione?
- Come influisce il tuo ambiente di lavoro sulla tua produttività?
- Cosa puoi fare per migliorare la qualità del tuo tempo libero?
Hai riflettuto su queste domande?
Hai preso il giusto tempo e dato abbastanza attenzione a questi aspetti?
Sei punti per sei grandi cambiamenti
Johann Hari ci ha impiegato 3 anni per scrivere questo libro e ha avuto del tempo per sperimentare e praticare delle azioni concrete per migliorare la sua attenzione.
A pagina 445 tira le somme di questo lungo viaggio che ha fatto per il mondo e costruisce un personale prontuario in 6 punti.
Questi sono i suoi grandi cambiamenti:
- Impegno preventivo. Decidere quanto tempo dedicare a una cosa. Ha comprato un Ksafe, un contenitore di plastica temporizzatore, dove mettere il cellulare che si apre solo scaduto il tempo.
- Reagire diversamente alla distrazione. Prima si colpevolizzava, adesso seguendo il modello dello stato del Flow si chiede cosa può fare di significativo per rimanere focalizzato.
- 6 mesi di digital detox, diviso ad intervalli di poche settimane comunicandolo prima a tutto il suo mondo social.
- Utilizzare il mind-wandering. Che cos’è? La capacità della mente di vagare, immaginare il futuro e creare connessioni tra le diverse esperienze che avete imparato.
- Dormire otto ore ogni notte.
- Giocare liberamente con i figli o lasciarli giocare da soli senza essere gestiti, sorvegliati o monopolizzati da qualche strumento digitale.
Infine confessa che avrebbe voluto e gli sarebbe piaciuto raccontare, che ha eliminato i cibi trasformati industrialmente, meditato tutti i giorni, fatto solo 4 giorni di lavoro alla settimana ma invece si è accorto che l’ansia del quotidiano e del lavoro lo portano a fare determinate scelte. Una cosa che sicuramente sta facendo è capire come portare all’attenzione di tutti questo problema.
Buon viaggio verso la tua destinazione. La nostra è sempre quella di star bene lavorando.
Articolo a cura di Iacopo Braca, Account & Trainer Partner di Eukinetica.