Ormai da mesi lo smart working domina il dibattito pubblico italiano e internazionale e ci ritroviamo spesso ad ascoltare punti di vista diversi, come nel dialogo immaginario che trovi qui sotto. Anna e Bruno sono due responsabili delle risorse umane e …
Anna e Bruno durante una pausa
Anna: Hai visto la campagna di crowdfunding per commercializzare quel vestito metà pigiama e metà colletto bianco?
Bruno: Sì, bah, ma chi se lo metterebbe mai? E poi non ti sembra una mancanza di rispetto per chi ti vede in video? Se lo indossassi credo che mi sentirei di prendere in giro la gente.
Anna: Mmm sì, credo di capire perché la vedi così. La vita d’ufficio ha delle regole: a che ora si entra, a che ora si esce, quante pause puoi prendere, come comportarsi con i colleghi… incluso come ci si deve vestire: giusto?
Bruno: Beh sì, ovviamente ognuno ha i propri gusti, ma penso che mettersi un pigiama con una mezza camicia sopra sia un gesto un po’ sfacciato, da ragazzini spacconi che vogliono fare di testa propria fregandosene delle regole che tutti quanti gli altri devono invece rispettare.
Anna: Sì, la si può vedere così. Ma, scusa se ti faccio questa domanda: tu stai più comodo in tuta da ginnastica o in giacca e cravatta? Sai io, essendo donna, non ho dubbi, farei carte false per non dovermi mettere le scarpe col tacco alto…
Bruno: Ma che domande! Certo che sto più comodo in tuta! È il “vestito” più comodo che ho.
Anna: E non credi che lavorando in tuta da ginnastica ti sentiresti meglio alla fine di una lunga giornata lavorativa di fronte al computer?
Bruno: Beh sì, potrei muovermi più liberamente… ma proprio non riuscirei ad indossare quel coso lì!
Produttività e benessere
Anna: Sì, va bene, ora dimentica quel “coso” lì come lo chiami tu—ché poi solleva altre questioni sul confine vita-lavoro—e pensa invece per un attimo al principio che incarna: il benessere prima di tutto. La sostanza prima dell’apparenza. L’arrosto innanzitutto—ovvero la produttività—e poi quel poco fumo necessario, un pezzetto di camicia… La produttività di un lavoratore non è forse direttamente influenzata da quanto stia bene mentre lavora?
Bruno: Beh, in effetti, messa così…
Meno controllo? No, più delega!
Anna: Lo smart worker lavora da casa o da dove vuole: buona parte del controllo che eravamo abituati ad avere ormai va a farsi friggere, prima lo accetti e prima potrai riprendere a migliorare il lavoro del tuo ufficio! E bada bene: pensa a questa nuova normalità come ad una maggiore delega piuttosto che ad un minor controllo. Maggiore delega vuol dire più peso alla fiducia nelle relazioni di lavoro, ma anche più responsabilità sulle spalle dei singoli lavoratori.
Bruno: “Più responsabilità ai lavoratori”, se ci penso mi viene da ridere…
Anna: Come, ti faccio ridere? Non ti sei reso conto che la gran parte degli smart workers hanno una maggiore produttività? Certo, ci sono dei problemi da risolvere, nuovi flussi e nuove figure da inventare per migliorare i processi lavorativi. Ma come dicono molti top HR manager un po’ in tutto il mondo, le aziende che offrono ai propri dipendenti gli strumenti giusti possono aiutarli a compiere la transizione a questa nuova normalità, incoraggiarli a vivere e a lavorare al meglio, ed emergere più forti quando le condizioni miglioreranno. Non so se torneranno a breve “tempi migliori”, ma già un solo anno può voler dire tutto per un’azienda, no?
L’ufficio è o non è ancora fondamentale?
Bruno: Sì, quindi sei una sfegatata sostenitrice dello smart working? Hai letto l’ultimo articolo di Luca Bianchetti sul Sole 24 Ore nel quale dice che l’ufficio resta fondamentale?
Anna: Sono una sfegatata sostenitrice della resilienza, dell’adattamento strategico al mutamento. Ad oggi, lo smart working non è un’opzione tra tante, è semplicemente una via troppo importante per non essere intrapresa. E che l’ufficio resti fondamentale, beh, di sicuro ci sono cose che online non possono succedere, e quindi sì, anche l’ufficio è importante. Ma penso che questo non debba farci illudere che c’è solo da aspettare un po’ e tutto tornerà come prima… perché nulla tornerà come prima e dovremo trovare nuove soluzioni, ibridando l’ufficio con il telelavoro più di quanto abbiamo fatto finora. Pensa ad esempio a quello che hanno fatto in Siemens!
Comunque, caro Bruno, quel che voglio dirti è questo: perché questa transizione alla maggior delega ai lavoratori si compia, le aziende hanno bisogno di stimoli, visioni e sostegno che nella maggior parte dei casi non hanno in-house. Chi se ne rende conto per primo è probabile che a fine anno stapperà lo champagne, gli altri stapperanno un’acqua tonica se gli va bene…
Bruno: Mamma mia come sei pessimista, Anna!
Smart working, cambiamento climatico e la delega al benessere
Anna: Beh, in realtà ti sto risparmiando l’altro argomento che, Sole 24 Ore o no, per me taglia la testa al toro in favore dello smart working. Chi può continuare a pensare che il modello pendolare-ufficio sia fondamentale quando con 240.000 lavoratori che lavorano da casa invece che in ufficio taglieremmo 1 milione di tonnellate di CO2 emesse ogni anno?? UN MILIONE DI TONNELLATE con solo 240.000 smart workers! Non so se te ne sei accorto ma c’è un cambiamento climatico in atto. Chi prenderà al volo questa “occasione” dataci dal COVID-19 e metterà a punto la nuova normalità risolvendo i problemi che oggi ci sembrano insuperabili potrà dormire sonni tranquilli a lungo termine…
Bruno: Vabbè, mi hai convinto, comprerò il pigiamino!
Anna: Hahahaha! Piuttosto, dai un occhio a Eukinetica. Il “pigiamino”, come lo chiami tu, porta con sé opportunità ma anche alcuni grossi rischi, primo fra tutti una maggior difficoltà a gestire il rapporto vita-lavoro. Grazie ad Eukinetica, ho capito quanto sia fondamentale oggi concretizzare la delega nei confronti dei lavoratori anche per quel che riguarda la gestione della propria salute e benessere. Quello che serve oggi ai miei smart workers è sviluppare una maggiore consapevolezza di sé, di quel che mangiano, di come stanno seduti, come respirano e come gestiscono lo stress. Ora che sono fisicamente isolati, sono più esposti ognuno alle proprie inclinazioni “meno virtuose”: c’è chi fuma di più, chi mangia patatine a tutte le ore, chi lavora anche dopo cena, chi non fa quasi più movimento ora che non è più costretto a prendere il treno per venire in ufficio. Alla lunga, questi potrebbero diventare dei grossi problemi da gestire. E tentare di prevenirli mi sembra la cosa più intelligente e lungimirante da fare, non credi?
Bruno: … odio ammetterlo, ma forse mi hai convinto, sai?
Pierpaolo Di Carlo
Research & Development Eukinetica
pierpaolo.dicarlo@eukinetica.it
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