Relazioni ed emozioni oltre le performance: il ruolo della felicità nelle aziende

9 Ago 2022

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Relazioni ed emozioni oltre le performance: il ruolo della felicità nelle aziende

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Emozioni e relazioni: se la pandemia ci ha fornito degli insegnamenti nell’ambito del mondo del lavoro e della gestione delle risorse umane, di sicuro questi due sono stati i focus principali. È proprio negli ultimi due anni che si è registrata tra i lavoratori la necessità di alimentare i propri rapporti interpersonali. Uno studio della società di analisi e consulenza Gallup condotto nel 2021 su oltre 300 mila professionisti ha evidenziato che quello che rende felici le persone sul lavoro è lo “stringere relazioni positive”. 

Non è dunque questione (solamente) di benefit aziendali: quello che si cerca, soprattutto a seguito di due anni in cui le relazioni interpersonali sono state ridotte al minimo sia nel privato sia sul lavoro, è semplicemente umanità. Le risorse umane oggi avvertono il bisogno di sentirsi comprese ed accettate per quello che sono e per quello che provano. Comprendere queste esigenze è compito di manager e HR. Non è più solo una questione di fidelizzare i propri collaboratori: la leadership emotiva è il biglietto da visita per aziende che vogliono attirare (e far rimanere) i migliori talenti, appartenenti alle nuove generazioni sempre più ricettive e attente a questi temi.

Anche nel nostro ultimo foKus report 2022 abbiamo analizzato i cambiamenti dell’era Human Centric nei contesti aziendali: se non l’hai ancora fatto, scaricalo ora. 

Le competenze emotive: il “nuovo” ruolo delle emozioni sul lavoro

Non sono lontani i tempi in cui ai manager (e non solo) veniva chiesto di lasciare le emozioni fuori dal contesto lavorativo. Mostrare emozioni, specialmente emozioni negative come la tristezza, era un segnale di debolezza intrinsecamente connesso a un’impossibilità di emergere nella propria carriera. 

Queste convinzioni trovavano la loro origine dal metro di misurazione della razionalità: innanzitutto, l’idea di poter tenere separate emozioni e ragione è un pensiero che ha fatto parte della nostra cultura per molto tempo. In secondo luogo, in numerosi contesti lavorativi e accademici, il pensiero logico e razionale ha sempre dominato la scena: basti pensare ai test basati sul quoziente intellettivo (QI) utilizzati ancora oggi nei test di ammissione nei corsi di laurea. Eppure sappiamo bene che le nostre emozioni giocano un ruolo essenziale nei processi decisionali: solo in un secondo momento, dopo aver “digerito” emotivamente quello che la realtà ci ha restituito, passiamo ad una disamina utilizzando la nostra razionalità e la logica. 

È da questi presupposti che, a partire dagli anni ‘90, si è iniziata ad avvertire la necessità di avere strumenti che potessero interpretare le performance lavorative oltre la loro componente tecnica. Tra i primi a riconoscere il ruolo fondamentale delle emozioni è stato lo psicologo statunitense Daniel Goleman, che ha dimostrato come le emozioni rivestano un compito importantissimo anche in quelle attività o situazioni che si ritenevano essere di esclusivo dominio del pensiero razionale, come la sfera decisionale e le valutazioni dei rischi. 

Il tempo ha poi dimostrato ed esteso questo concetto. Fenomeni recenti come quello della Great Resignation e della Yolo Economy hanno rimescolato le carte al punto che oggi, da parte di Manager ed HR Director, si avverte l’urgenza di acquisire vere e proprie competenze emotive per la gestione dei lavoratori

Questi ultimi, se coinvolti nei processi decisionali e stimolati a prendersi cura di sé anche nell’esprimere le proprie emozioni, si sentono più ingaggiati diventando maggiormente produttivi. È infatti soltanto con una cultura delle emozioni, una vera e propria educazione emotiva, che si riesce a connettersi con le proprie emozioni e con quelle altrui. 

In questo contesto, gli HR Manager possono acquisire la grande opportunità di comprendere quali potenzialità hanno le risorse umane che gestiscono, non più secondo i vecchi paradigmi della razionalità e delle competenze strettamente tecniche, ma anche a livello di intelligenza emotiva. 

In aggiunta a questo, le giuste competenze emotive offrono la chiave per introdurre e veicolare in azienda un elemento di fondamentale importanza: quello costituito dalle emozioni e dai sentimenti positivi, primo fra tutti la felicità.

Felicità = produttività: gli studi di settore che lo dimostrano

Sono i risultati positivi che generano felicità sul lavoro, o viceversa? Questa correlazione tra produttività e felicità è stata da sempre oggetto di studi. Anche in questo caso, fino ai tempi più recenti il mondo del lavoro ci ha indotti a pensare che siano gli obiettivi raggiunti a dare felicità e sensazione di benessere al lavoratore.

Eppure le ricerche più recenti dimostrano che è valido anche e soprattutto il contrario: è uno stato di felicità che genera maggiore produttività nel lavoratore. 

Per citare qualche esempio, già nel 2002 gli studi condotti da Diener & Biswas-Diener avevano teorizzato che la felicità è correlata al reddito, e ancor prima, nel 1991 e poi nel 1998, i ricercatori George e poi Iverson, Olekalns ed Erwi hanno dimostrato che aiutare i colleghi e il supporto di supervisori e superiori generano felicità. Nel 2003 gli studi di Carver hanno messo in evidenza come le persone di buon umore abbiano maggiori probabilità di entrare in situazioni nuove, interagire con gli altri e perseguire nuovi obiettivi. Secondo Fredrickson (1998, 2001), un ambiente sicuro e confortevole permette di “ampliare e costruire” risorse intellettuali, sociali e fisiche che possono essere utilizzate in momenti di bisogno successivi.

Più di recente, la ricerca “Does Happiness Promote Career Success?”, condotta da Julia K. Boehm e Sonja Lyubomirsky della University of California, ha dimostrato che la felicità è un importante e determinante precursore di successo nella carriera lavorativa. Nel loro studio si legge: “La felicità conduce al successo proprio attraverso l’esperienza dell’emozione positiva. Sebbene l’esatto meccanismo non sia ancora chiaro, sono probabili diversi percorsi. In primo luogo, la ricerca precedente suggerisce che le emozioni positive sono associate al comportamento orientato all’approccio (Elliot e Thrash, 2002; Watson, Wiese, Vaidya e Tellegen, 1999)”.

Anche i sondaggi vanno in questa direzione. Ne citiamo due, tra gli ultimi pubblicati: il primo, condotto da Tracking Happiness a giugno di quest’anno su un campione di 12.455 intervistati, ha evidenziato che la felicità sul posto di lavoro influenza il 27% della felicità nella vita. Il valore di questa correlazione non ha oscillato in modo significativo tra l’età e il sesso degli intervistati, segnale dell’importanza rivestita dalla sensazione di benessere sul lavoro e dell’influenza che ha quest’ultima sulla vita professionale e non.

Fonte: trackinghappiness.com

La seconda ricerca, dal titolo “That is what friends do: employee friendliness and innovation” (2017, Hari P.Adhikaria, WonseokChoi, Nilesh B.Sahc), ha dimostrato che “le aziende con ambienti di lavoro più congeniali innovano di più e hanno una maggiore efficienza innovativa”.

La felicità del lavoratore, strettamente connessa alla kindness e alle relazioni positive strette con i colleghi, diventa dunque il trampolino di lancio verso una maggiore produttività.

Lavoratori felici e in salute: il wellbeing secondo Eukinetica

In Eukinetica ci chiediamo costantemente come realizzare in concreto gli obiettivi di wellbeing di cui si parla sempre più di frequente, anche e soprattutto alla luce degli ultimi studi nel campo delle emozioni e della felicità che genera produttività.

La nostra mission definisce come obiettivo principale il sensibilizzare i lavoratori sui temi della salute, della sicurezza sul lavoro e del benessere. Il wellbeing, per noi, è onnicomprensivo: non si può parlare di benessere fisico trascurando il benessere della mente.

È per questo motivo che i nostri moduli formativi, cuciti su misura per le specifiche esigenza di ogni azienda, spaziano dall’offrire maggiore consapevolezza alle risorse umane sia su argomenti riguardanti la salute fisica sia su tematiche legate alla sfera relazionale ed emotiva, come la Kindness o l’educazione alla calma e alla gestione dello stress.
Siamo convinti che la nostra salute, anche quella mentale, sia una scelta e non un destino. Vuoi approfondire? Contattaci ora per toccare con mano la nostra formazione per le risorse umane che gestisci.

Scritto da Eukinetica Staff


Cosa vuol dire oggi praticare la leadership?
Come leggere i fenomeni emergenti quali, ad esempio, la Great Resignation i cui numeri cominciano a far riflettere anche in Italia?
E che posto avrà il fattore umano in organizzazioni supportate massivamente da Intelligenze Artificiali evolute?

Sono queste alcune delle domande di fondo a cui abbiamo provato a dare risposte concrete con il foKus report 2023, l’attesissima indagine annuale di Eukinetica sul mondo del lavoro e degli HR che, come ogni anno, ci vede impegnati in un approfondito lavoro di studio e di ricerca.

Per il 2023 ci siamo posti l’obiettivo di provare a dare riscontri concreti su come sarà questo periodo di New Normal, l’era post pandemia che si porta dietro un’eredità consistente e una maggiore consapevolezza sul benessere da parte dei lavoratori. Una consapevolezza, questa, che rappresenta un cambio di paradigma nel modo di concepire il ruolo HR, nella nuova realtà che stiamo vivendo. Il foKus report è un REGALO esclusivo per te:

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